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Ricerca Azione partecipativa (RAP)

La Ricerca Azione Partecipativa (RAP) è una “metodologia del conoscere umano riportata in situazione di laboratorio protetto di conoscenza”  e in quanto tale, si configura come una teoria della costruzione dei saperi. Questo approccio socio-educativo si propone di contribuire a liberare il potenziale conoscitivo di un individuo, costituito dai saperi materiali ed immateriali. Con “sapere” la RAP fa riferimento sia alle conoscenze razionali di un individuo, sia a quelle percettive ed emotive oltre che a quelle d’uso. La RAP si è andata sviluppando nelle sue componenti teoriche e pratiche a partire dagli anni ’70 in contrapposizione alle modalità di ricerca, diffuse negli anni ’50 e ’60, basate sul positivismo e sull’empirismo. Essa si configura come una metodologia integrata che connette l’indagine sociale ed il lavoro di formazione ed azione. Per capire meglio la natura della RAP, è utile analizzare la chiave di lettura caratterizzante di questa metodologia esplicitata nella propria denominazione. Ricerca in quanto metodologia guidata e basata sull’indagine e lo studio. Infatti la dimensione di indagine esplora e valorizza le componenti e le dinamiche collegate con il pensiero intuitivo ed analitico. Azione intesa come dimensione operativa, centrata sul soggetto nel processo conoscitivo che interagisce con la realtà che lo circonda con l’obiettivo principale di plasmarla per la soddisfazione dei propri bisogni. Partecipativa perché strettamente correlata al coinvolgimento razionale ed emotivo del soggetto e con la sua sfera motivazionale ed esperienziale.

 

La RAP è stata utilizzata in diversi ambiti educativi quali l’alfabetizzazione, la preparazione culturale e professionale degli adulti, la partecipazione attiva ai movimenti sociali e politici, i programmi di sviluppo delle comunità locali. All’interno della RAP il soggetto è considerato sempre come elemento centrale del processo di costruzione dei saperi, con la propria realtà pluridimensionale della quale fanno parte la sfera emozionale, quella razionale, quella psichica, quella socio-culturale e quella sensoriale e materica. Questa metodologia si basa sul concetto che la dinamica conoscitiva soggettiva è un processo di interazione ed elaborazione complesso all’interno del quale i saperi vengono selezionati, filtrati, rimodulati, assimilati ed incorporati all’interno della struttura mentale. In questo contesto i saperi disciplinari vengono sviluppati in maniera integrata attorno alla risoluzione dei problemi all’interno dell’intervento educativo; si intende così evitare la frammentazione e la separazione dei campi disciplinari. La RAP ha mantenuto nel tempo le proprie coordinate fondamentali, seppur modificando ed affinando i propri orizzonti applicativi, adattandosi in funzione dei contesti specifici e dei differenti campi di applicazione mantenendo una concezione dell’educazione locale come una forma di educazione universale.

 

Nella RAP la metodologia della ricerca viene concepita come indagine sui processi formativi e come azione per i cambiamenti al loro interno. La metodologia dell’indagine della formazione umana apre campi ed ambiti di intervento vari e diversificati: soltanto un approccio interdisciplinare integrato può arrivare ad abbracciare, analizzando ed elaborando gli ambiti scientifici chiamati in causa, una teoria completa e coerente del processo formativo individuale, inteso come espressione del potenziale conoscitivo umano. Nell’interazione con il soggetto del processo formativo la RAP tiene conto della sua complessità, analizzandola nei suoi molteplici aspetti tra loro interconnessi, ma riportandola inevitabilmente verso una dimensione di unitarietà. Trasmettere un’informazione ad un soggetto non significa automaticamente che questo la assimili ed elabori integrandola nel proprio universo conoscitivo, infatti perché questo avvenga il soggetto deve possedere gli strumenti per elaborare quell’informazione. In questo senso il non conoscere, l’ignoranza, acquisiscono una valenza positiva, perché considerati stati preliminari di ogni processo di costruzione di significato. Oggetto centrale di questo processo di “liberazione delle conoscenze” è il segno, vale a dire tutto ciò che esprime alterità rispetto al soggetto del conoscere, oggetto materiale o immateriale, matrice di attivazione del processo interpretativo. Il bisogno di conoscenza è una componente costitutiva dell’individuo, caratterizzata anche da spinte di tipo emotivo e non soltanto razionale, ed è strettamente correlato con il bisogno di ordinare la realtà e le sue componenti utilizzandola per il raggiungimento dei propri obiettivi e per la soddisfazione dei propri bisogni. Tale bisogno ha una valenza intuitiva che risulta fondamentale all’interno della dinamica del processo conoscitivo, nelle fasi di attivazione e risveglio dell’attenzione e della motivazione del soggetto.

 

Il metodo di lavoro partecipato utilizzato nella RAP consente inoltre di connettere settori e competenze diverse, sia nella fase di ricerca (a carattere interdisciplinare) che in quella di realizzazione delle azioni (a carattere intersettoriale): attraverso la  “mappa delle risorse” è possibile identificare i possibili attori del sistema locale - dal sistema delle istituzioni al sistema produttivo, da quello della formazione della ricerca ai pubblici in generale - che saranno coinvolti nella costruzione di reti di sviluppo. Questo processo permette di rilevare i saperi locali esistenti e supportarli a quelli esterni, talvolta aprendo i confini ad attori di altre aree geografiche, in quanto, soprattutto a livello locale, è possibile che le competenze specialistiche non siano presenti (si pensi alle università o ai centri di ricerca). Se attentamente interpretato e agito come evoluta capacità di ascolto ed animazione territoriale, questo processo crea interventi che non sono più la conseguenza di un’attività propagandistica di costruzione del consenso ma evolvono in una vera progettazione partecipativa delle attività. Così facendo è possibile garantire il collegamento tra diversi livelli di intervento: pianificazione e programmazione degli interventi rispondono alle esigenze della comunità e si attuano attraverso la concertazione e il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti, ognuno secondo le capacità e le competenze che possiede per risolvere il problema. Le azioni devono inoltre essere sottoposte a continue verifiche poiché nel contesto possono avvenire dei cambiamenti che, se non presi in considerazione, rischiano di allontanare l’efficacia degli interventi rispetto alla risoluzione del problema; in pratica è sempre doverosa una revisione ciclica dell’idea di sviluppo del partenariato. La valenza di questa metodologia non sta quindi solo nella ricerca e nella partecipazione ma anche nell’azione, identificandosi di fatto come una ricerca per agire: la sua applicazione in contesti situati conduce a trasformazioni esterne al soggetto ed interni ad esso, in termini di apprendimento diffuso in tutti gli ambiti e quindi di nuove produzioni di conoscenze materiali e immateriali funzionali all’accesso e all’utilizzo delle risorse del territorio.

 

Un elemento importante che fa della RAP una metodologia che ben si adatta anche ad applicazione nell’ambito dello sviluppo umano in numerosi contesti è che essa è una metodologia aperta e rimodulabile: la RAP non è un procedimento chiuso e ciò significa che se un’ipotesi, dopo verifica, non funziona occorre rivalutarla e formularne di nuove. Quello che nel progetto tradizionale veniva definito come obiettivo, nella RAP diviene ipotesi rimodulabile. Questa flessibilità permette di aggirare ostacoli e difficoltà che spesso si possono presentare e che in uno schema rigido divengono, talvolta, insormontabili.

 

“La ricerca azione rappresenta la forma più strutturata, ma anche più innovativa della ricerca partecipante ed è caratterizzata dalla flessibilità e capacità di gestione e valorizzazione dell’imprevisto, attraverso un processo dinamico circolare di ridefinizione costante del proprio procedere in risposta alle sollecitazioni del contesto di realizzazione” .

 

La RAP opera sui gruppi di lavoro identificati (spesso selezionati all’interno delle classi di individui più svantaggiati) un lavoro integrato e partecipato per far emergere, attraverso un intervento educativo, i bisogni locali ed individuare le risposte adeguate da collocare nell’organizzazione della comunità e della società. Questa azione si colloca all’interno di un processo di decentramento amministrativo orientato verso uno sviluppo endogeno e sostenibile che fa di una metodologia bottom-up di tipo partecipativo il suo fondamento. Uno sviluppo di questo tipo si basa sulla convinzione che soltanto processi che rispondano alle priorità espresse da un determinato territorio e che lavorino per valorizzare il potenziale di cultura e di conoscenze che esso possiede, includano caratteristiche di completezza e sostenibilità. Il problema del decentramento è strutturalmente legato a quello della partecipazione, ma per dare qualità ed efficacia a quest’ultima occorre che i soggetti siano dotati degli strumenti conoscitivi ed intellettuali necessari per scomporre, analizzare ed organizzare le situazioni e dare concretezza ed efficacia alla partecipazione stessa; soltanto in questo modo le azioni che derivano dai processi partecipativi potranno avere una reale ricaduta sui soggetti. Ogni tipo di organizzazione verticistica, settoriale, centralista, rimarrà estranea e distante da un approccio di questo tipo che lavora, al contrario, per fornire alle collettività gli strumenti per analizzare, scomporre, esprimere e costruire il proprio sviluppo basandosi sulle capacità endogene e sui problemi vissuti nella propria quotidianità. Liberare tali capacità delle quali spesso l’individuo non è completamente consapevole, diviene uno degli obiettivi primari dell’azione formativa tesa allo sviluppo delle collettività. La RAP si configura in questo senso come una metodologia che pone il soggetto dello sviluppo in una condizione attiva e partecipativa, coadiuvando il processo di attivazione e ri-attivazione dei saperi locali funzionale alla creazione di politiche sociali di inclusione e valorizzazione.

 

Seguendo questi precetti e lavorando su di essi, essa fuga ogni retaggio di impostazione colonizzatrice nei confronti dei differenti ambiti culturali nei quali si è proposta di operare. La RAP offre un quadro teorico e pratico alle politiche di decentramento ed agli interventi formativi che intendono fondare le proprie politiche o la loro attuazione sulla valorizzazione delle risorse endogene di un determinato territorio, sull’inclusione delle fasce più svantaggiate di popolazione, su uno sviluppo economico locale equo e sostenibile.  Partendo dall’identificazione dei bisogni e quindi dalla domanda di benessere di ogni individuo, la RAP lavora sul potenziale umano che ogni soggetto rappresenta per sé stesso e per la propria collettività, identificando in maniera partecipata possibili azioni e politiche per lo sviluppo locale. La RAP prevede una dimensione di integrazione tra la sfera emotiva e quella concettuale, tra il lato delle emozioni e delle sensazioni e quello del pensiero e delle competenze del soggetto ed allo stesso tempo tra i saperi locali e quelli esterni, apportati dal cooperante. Il cooperante è portatore delle proprie conoscenze che sono costituite sia da saperi professionali e tecnici, sia da saperi d’uso. Soltanto nel momento in cui un operatore che lavora in un contesto culturale diverso dal proprio tiene in considerazione i propri saperi eviterà di imporli e soltanto a queste condizioni, all’interno di un progetto di cooperazione, si potrà instaurare una dimensione di mutuo apprendimento: un buon cooperante non è soltanto un tecnico, ma impara ed apprende.

Ultimo aggiornamento

05.10.2021

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