MENU

Transdisciplinarietà dei saperi

La conoscenza transdisciplinare

Dalla crisi della fede nella scienza, nella società industriale e nelle sue ideologie liberistiche e collettivistiche trainate dalle culture del primo mondo, l’umanità intera sta entrando nella nuova epoca storica, postmoderna e postindustriale, della civilizzazione planetaria. “La sfida del Millennium” sottoscritta da tutti i Paesi della Terra nel Palazzo delle Nazioni Unite nel 2000 può essere indicata come data ufficiale del riconoscimento, anche se ancora per molti Paesi solo dichiarato, del passaggio alla nuova era. Per la prima volta dall’origine della diaspora della nostra specie nei diversi continenti durante il Pleistocene Superiore, noi esseri umani ci ritroviamo cittadini del Villaggio globale, previsto da McLuhan, e siamo chiamati a costruire un umanesimo e una scienza inediti, né occidentale né orientale, né del Nord né del Sud; ma nemmeno fondati sul primato assoluto dell’uomo sulla natura; né tanto meno su un sapere oggettivo segmentato e neutro che ha smarrito l’unità della coscienza, né su saperi tecnologici che prendono il sopravvento sui viventi; né, per altro, su saperi globali uniformi e livellanti che distruggono la ricchezza dei saperi delle diverse culture, né su saperi ideologici che dividono, discriminano, violentano una parte della famiglia umana, quella più debole, ad opera dell’altra che consuma per sé i beni della Terra di tutti.

 

La ricerca della comprensione della realtà per la prima volta nella storia dell’umanità si apre a tutte le società e a tutte le culture, a tutti gli uomini e a tutte le donne che abitano la Casa comune. La ricerca dell’oggettività apre l’orizzonte ai contributi che vengono dai patrimoni di saperi delle culture centenarie e millenarie distribuite nei continenti. La ricerca delle trasformazioni della realtà apre la prospettiva alla conservazione e valorizzazione dei patrimoni della natura e delle culture per non alterare i delicati equilibri degli ecosistemi del pianeta. Le regole per costruire i saperi scientifici cambiano i paradigmi, pur accogliendo la lezione storica della scienza moderna e trasferendola in un’epistemologia non più centrata sulla disciplina e sulla gerarchia delle discipline, ma sull’autocorreggibilità degli assunti e delle conclusioni, popperianamente intesi. Le discipline non scompaiono, ma si allargano ai rapporti pluri- e inter-disciplinari: attraverso le relazioni aperte tra le discipline e i meticciamenti disciplinari si arriva all’epistemologia trans-disciplinare. Termine coniato per la prima volta da Jean Piaget nel 1970, la transdisciplinarità si differenzia (sebbene integrandole) dalla multie dalla inter- disciplinarità per il significato apportato dal prefisso trans-, che in questo contesto indica la possibilità di andare “al di là” e “attraverso” le discipline e i loro saperi.

 

I suoi principi sono espressi nella Carta della Transdisciplinarità, elaborata da Lima de Freitas, Edgar Morin e Basarab Nicolescu e adottata al Primo Congresso Mondiale della Transdisciplinarità, svoltosi in Portogallo, nel Convento di Arràbida dal 2 al 7 novembre 1994. Il suo Manifesto è stato poi redatto due anni dopo dal medesimo Nicolescu, seguito da una vasta letteratura internazionale che indica la diffusione dei nuovi paradigmi un po’ dovunque nel mondo scientifico più avanzato. I suoi tre principi generali si alimentano reciprocamente. Il principio dell’Esistenza di differenti livelli di realtà, bene espressa dalla fisica quantistica, supera la logica della ricerca unidimensionale e rende possibile il secondo principio della Logica del Terzo incluso,che va oltre la logica classica dell’assioma di non contraddizione, pervenendo al terzo principio della Complessità, che riconosce le parti dell’insieme e i nessi che le legano. Grazie ai tre principi l’attraversamento delle discipline, singolarmente e nelle loro relazioni, e l’andare oltre i loro saperi, tende all’unità della conoscenza ed alla comprensione del mondo presente contro ogni barriera e separazione tra le discipline, tra lo studio della natura e lo studio dell’uomo, tra le culture, tra le società, tra gli esseri umani, tra le parti interne ed esterne dello stesso essere umano.

 

Questa nuova dimensione epistemologica pone il soggetto al centro della sua logica con il suo potenziale del sentire e del pensare, in risposta ai tentativi di reificazione apportati invece dalla logica puramente razionale che ha governato la conoscenza moderna. La conoscenza razionale entra in relazione con la conoscenza dei sensi e delle emozioni. I saperi oggettivi interrogano e sono interrogati dai saperi soggettivi. I saperi matematici, fisici, naturalistici, biologici dialogano con i saperi umanistici, sociali, economici, tecnologici, politici e così via, e ciascuno con tutti gli altri. Cadono i dualismi codificati dall’epistemologia moderna, come scienza e etica, etica ed estetica, perché la riconduzione all’unità complessa della conoscenza del soggetto che sente e che pensa nel contesto storico rende relativa l’autonomia dei settori della conoscenza e del cambiamento e ricompone l’unità della coscienza, consapevole e giudicante, elaborata dalla nostra specie nella sua evoluzione filogenetica e storica. La ricerca e il ricercatore non sono svincolati dai principi etici del bene dell’umanità e del pianeta, come dichiara la stessa Carta europea del ricercatore. Le conoscenze elaborate sono tanto più avanzate quanto più alimentano questo bene. L’educazione e la formazione in questo scenario non sono di secondaria importanza.

 

Perdono ogni carattere di subalternità e dipendenza da un modello chiuso di società e cultura e costituiscono una variante insostituibile della costruzione del nuovo umanesimo su scala planetaria: tocca all’ “educazione per tutti” i popoli del pianeta ed alla “formazione continua” di tutti gli operatori della società facilitare e sostenere la costruzione del processo formativo personale nella direzione della Testa ben fatta, come sostiene Morin. Sono queste le condizioni per accedere alla comprensione dell’unità aperta del mondo e dei mondi, dalla microrealtà locale alla macrorealtà planetaria e oltre. Sono queste le condizioni per modificare la realtà entrando e rispettando l’interazione strutturale e dinamica soggetto-mondo. Sono queste le condizioni per rispondere alla sfida del nuovo Ecoumanesimo, insieme planetario e locale, in cui la cittadinanza terrestre risolve i problemi di convivenza tra le nazioni, i popoli, le persone non più con la violenza delle guerre, grandi e piccole, cruenti e incruenti, perché la ragione non modula le emozioni anzi istiga alla paura, ma con la mente transdisciplinare, transculturale, transnazionale dell’intelligenza empatica. La ricerca transdisciplinare di comprensione e cambiamento della realtà multidimensionale e complessa diventa allora un problema, come dice Edgar Morin, di politica di civilizzazione.

Ultimo aggiornamento

09.09.2021

Cookie

I cookie di questo sito servono al suo corretto funzionamento e non raccolgono alcuna tua informazione personale. Se navighi su di esso accetti la loro presenza.  Maggiori informazioni