La Cattedra transdisciplinare UNESCO partecipa alla sfida storica della civilizzazione planetaria contribuendo all’approfondimento di tre suoi nodi chiave con altrettanti programmi di cooperazione internazionale in Europa e regione mediterranea, America Latina e Africa, con nuove aperture a paesi asiatici, attraverso progetti pluriennali di educazione, formazione e ricerca, in rete con l’UNESCO, con organismi ed esperti internazionali e nazionali, la partecipazione delle comunità locali e dei gruppi marginali più vulnerabili. I nodi chiave riguardano la ricerca complessa, che mette in relazione i saperi delle discipline per rispondere ai problemi della realtà; la cittadinanza terrestre, la cura della Casa comune.
Il primo nodo chiama in causa i “paradigmi della conoscenza” come si è evoluta e affermata nella storia delle società basata sulle supremazie e le discriminazioni dei saperi. Il superamento della scientificità della conoscenza delle discipline separate e delle teorie definitive e, a monte, del valore assoluto della ragione unica o viceversa delle ragioni opposte ha preso l’avvio con l’esplorazione della realtà che si manifesta sempre più composita. Di qui la nascita e l’affermarsi di epistemologie e teorie interpretative in grado di mettere in rete le discipline e i loro saperi e di crearne nuove: la scommessa è riuscire a leggere e gestire i nessi tra realtà apparentemente estranee, ma anche in grado di portare alla ribalta saperi a lungo tenuti lontani o sconosciuti e di inserirli nella partita esplorativa delle diversità a tutto campo.
I nuovi paradigmi sono già nati dalla critica della scienza e delle culture avviata nel secolo scorso: essi fanno capo alla ricerca complessa che, adottando la logica del terzo incluso, attraversa i saperi disciplinari e legge la realtà oltre le discipline, mettendone insieme livelli e campi poco o per niente esplorati nelle loro relazioni. La sfida è pervenire a più profonde e connesse interpretazioni condivise della realtà, valorizzando il potenziale di conoscenza dell’intera specie umana e della natura multiforme che abita. L’educazione per una vita umana dignitosa degli oltre sette miliardi di donne e uomini viventi, ed ancor più nel futuro, è chiamata ad operare perché il loro sconfinato potenziale di conoscenza alimenti “intelligenze relazionali” sempre più aperte e responsabili. Educazione che è via obbligata perché attraverso la rete dei saperi complessi dei cittadini intellettualmente emancipati, i paradigmi dell’umanesimo terrestre riescano a realizzare lo storico Rinascimento di specie.
Primo riferimento UNESCO: UNESCO Science Report Towards 2030, UNESCO Publishing, Paris, 2015.
Il secondo nodo riguarda i nuovi “paradigmi della cittadinanza terrestre” che consentono di allargare ed alimentare le mille identità dei cittadini diversi all’identità fondativa di cittadini della Terra. Tali paradigmi hanno la pregnanza transdisciplinare di risolvere le appartenenze oppositive a territori reali e di senso, ricontestualizzandole e rivalutandole nell’appartenenza originaria all’unica e indivisibile Casa comune. La cittadinanza terrestre colma i “vuoti” delle mancate e incomplete cittadinanze parziali e si costruisce sui “pieni” dei valori che esse stesse hanno elaborato nel tempo: nel comune interesse di sopravvivere come specie, ma ancor più di conservare feconda e sana la Terra che ci fa vivere, i cittadini lottano e operano per l’affermazione dei diritti della Terra e degli uomini e donne che la abitano, ma si impegnano anche a compiere i doveri corrispondenti.
L’educazione dei cittadini della Terra, nell’alimentare i saperi delle diversità, costitutive della biodiversità e della sociodiversità, costruisce i nuovi e comuni saperi di specie nei diversi campi dell’esperienza umana ed ai diversi livelli di realtà: il superamento transdisciplinare e transculturale dei paradigmi oppositivi e divisivi delle discipline e delle culture, in particolare religiose e scientifiche, fonda e pratica l’educazione dei cittadini di qualunque età, condizione e territorio.
Primo riferimento UNESCO: Unesco, Global Citizenship Education; Unesco, World Education Forum 2015.
Il terzo nodo della civilizzazione planetaria è nel paradigma dell’agire umano secondo l’umanesimo terrestre: è l’agire nell’interesse dell’intera famiglia degli Homo sapiens sapiens e della Casa comune, con gli altri viventi che ci accolgono e ci consentono di vivere. Tale paradigma scaturisce dai saperi dell’identità e dell’appartenenza di specie, resi possibili dalla ricerca della realtà complessa. D’altra parte, misurandosi con i problemi reali di tutti, il che garantisce di risolvere anche i propri in maniera sostenibile, si arricchiscono i medesimi saperi di cittadinanza e si mette alla prova e si affina la stessa ricerca complessa. I modelli e le pratiche di cura della Casa comune sono evidentemente complessi: si alimentano delle metodologie e tecnologie di rete avanzate, già in atto nelle ricerche e professioni innovative che affrontano e risolvono questioni prima irrisolvibili perché impensabili con le logiche separate del terzo escluso. Il valore aggiunto della “cura a rete” riferita al sistema Terra ed ai suoi sotto-insiemi, dai sistemi locali al sistema umanità, rende praticabile e coerente la costruzione della civilizzazione planetaria: è infatti dotata di un forte gradiente di rigetto delle soluzioni autocratiche e tecnocratiche di globalizzazione discriminatoria e distruttiva dei diritti della Terra e dei suoi abitanti.
Le forme dell’educazione, attraverso l’adozione di metodologie e tecnologie che mettono in relazione problemi, saperi, professionisti, beneficiari, metodi, tecniche e risorse in funzione della co-crescita dei cittadini e degli ambienti di vita oltre la violenza, trasformano l’utopia della Casa comune in progetto storico.
Primo riferimento UNESCO: Unesco Global Network of Learning Cities.
Ultimo aggiornamento
09.09.2021